The Zen Circus live all'Atlantico di Roma: una terza guerra mondiale rock!

The Zen Circus live all'Atlantico di Roma: una terza guerra mondiale rock!

Siamo all'Atlantico Live! di Roma, è il 2 dicembre 2016 ed è la sera del concerto dei The Zen Circus.
La band torna sui palchi italiani dopo l'uscita, pochi mesi fa, del loro ultimo album: "La Terza Guerra Mondiale", regalandoci un live vigoroso e divertente.
Sono le ore 21.20 circa quando tocca al romanissimo Lucio Leoni riscaldare un pubblico già molto infoltito dai tantissimi giovani accorsi per vivere questa serata dai contorni punk rock. Lucio Leoni racconta di una Roma sognata e raccontata, benché ormai tramontata: quella di "Na bucìa", passando per una canzone sui meravigliosi gatti romani(e le annesse "gattare"). Leoni continua ad incantare la platea con un cantato difficile e articolatissimo grazie ad altri brani tratti dal suo "Lorem Ipsum": 'Luna', 'Domenica' e concludendo con la sfolgorante 'A me mi'. Lucio Leoni è emozionato e ha riversato sul pubblico quel senso di leggerezza poetica che lo contraddistingue dal punto di vista di musica ed atteggiamenti; saluta il pubblico introducendo una band di cui "sette anni fa comprai un disco: sulla copertina c'era scritto "Andate tutti affanculo!".
Alle 22 circa salgono sul palco dell'Atlantico di Roma Andrea Appino, Ufo Dj, Karim Qqru e il quarto aggiunto per questo tour, Francesco Pellegrini. Introdotti da citazioni da film, i quattro rocker fanno il proprio acclamatissimo ingresso sulle note de 'La terza guerra mondiale', tra apocalittiche visioni e schitarrate morbide. Segue in scaletta 'Canzone contro la natura', che fa saltare tutti e tutto, come la nauseata 'Gente di merda'.
Appino chiede ai presenti chi stia vivendo i 'Vent'anni', ricordando poi come si ballava bene a quell'età e approfittando per far risuonare la saltellante 'Non voglio ballare'. È il momento di un inno, quello di 'Andate tutti affanculo' dedicato a quelle persone che ci annoiano, perché "esser stronzi è dono di pochi, farlo apposta è roba da idioti". Femminilità e lotte dipingono la splendida 'Ilenia', che fu il primo singolo di questo disco, ormai possiamo dirlo: "epico" per i fan.
Andrea Appino esordisce poi con un "E se vi dicessimo Pisa, voi cosa direste?" ed il pubblico, ormai addomesticato risponde in coro "Merda!"..è quindi tempo per 'Pisa merda', cui fa seguito lo sdegno di 'Zingara'. Sopra e sotto il palco si diventa "I qualunquisti" e ci si ricorda l'impossibilità di giudicare, se non si ha una morale ne 'L'amorale'.
È un pezzo cui la band è molto legata il successivo, ovvero 'L'anima non conta', ed il lavoro che tutti vorrebbero fare, nel campo delle emozioni è quello del 'Terrorista'. '
Vecchi senza esperienza' fu suonato per la prima volta live proprio a Roma, qualche anno fa mentre 'Vai vai vai!' cerca una nuova destinazione. L'after e le sue conseguente vengono raccontate con sguardo divertito e un po' perso in 'Postumia' e si passa poi allo spanglish, con Karim al centro del palco e non più alla batteria con 'Mexican Requiem', un pezzo veramente da ballare senza dover pensare. Voce e chitarra di Appino sfociano sull'invito a muoversi di 'Ragazzo eroe' e si canta la stranezza di alcuni genitori in 'Figlio di puttana'. Siamo a dicembre, è l'ultimo mese dell'anno e si avvicina la festa più importante; quale momento più giusto per 'Canzone di Natale'? Dopo un breve saluto ed una breve pausa, The Zen Circus tornano sul palco romano e regalano ancora ai presenti un esempio del loro rock esagerato e impertinente con 'Nati per subire' e la necessità di vivere de 'L'egoista'. Erano stati preannunciati in più di un'occasione gli ospiti, perché a Roma gli Zen hanno tanti amici (cit. Appino), ed infatti è tempo per farli unire alla band, uno alla volta. Arriva così Giovanni Truppi, con la sua rockeggiante e trasognata "Ti voglio bene Sabino"; tocca a Francesco Motta che ipnotizza e rende malinconica l'atmosfera con 'La fine dei vent'anni' ed è il turno della pioniera del rock italiano, Nada, che ondeggia accompagnata da Zen e Motta sulla sua 'Senza un perché'. Una serata così vitale e sorridente non poteva che chiudersi con un pezzo su cui scatenarsi come 'Viva', ancorato alla lucida visione di un brano fresco e rabbioso come 'Andrà tutto bene', che si completa con distorsioni di ogni tipo ed effetti luminosi, addentrandosi con calma entro una notte preceduta da cotanta carrellata di energia.

Articolo a cura di Leslie Fadlon
Foto di Marco Portanova

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