Nightguide intervista Gianluca Massaroni, un artista d'altri tempi che accorda pianoforti e crede nell'amore

Nightguide intervista Gianluca Massaroni, un artista d'altri tempi che accorda pianoforti e crede nell'amore

MASSARONI PIANOFORTI, al secolo Gianluca Massaroni, è cantautore e musicista. Ha partecipato due volte al Musicultura Festival vincendo il Premio della Critica e il Premio Miglior Testo. Ha esordito discograficamente nel 2009 con l'album “L'Amore Altrove” (Radiorama/Sony). Nel 2013 è tra i primi artisti a tentare la scommessa del crowdfunding sul portale musicraiser.it. La raccolta fondi realizzata gli offre l'opportunità di registrare il suo secondo disco con il supporto di Cesare Malfatti (La Crus) e Maurizio
D'Aniello dal titolo “Non date il salame ai corvi” (BMG/Universal). Nel 2017 esce il suo terzo disco dal titolo GIU.
A febbraio 2018 viene contattato da Davide Dileo ed è attualmente al lavoro in studio al nuovo progetto discografico, il primo per CRAMPS RECORDS.
Da questa collaborazione nasce “50 Settimane”, la storia di Alice e Michele, due giovani innamorati che non s'incontrano mai. Vivono in una barca per l'estate sul fiume, hanno ritmi diversi. Alice, una ribelle dal viso d'angelo ha il suo primo lavoro e fa sport mentre Michele studia e suona e passa il tempo fondamentalmente ad aspettare. Michele decide di fare una sorpresa ad Alice prima di arrendersi e lasciarsi.
Il brano, scritto dallo stesso Massaroni, è una cavalcata blues rock d'autore. Una lunga e frenetica rincorsa che come su un tapis roulant scorre sui giorni della settimana per poi lasciarsi andare nel ritornello “Se penso che peso aspettarti di notte al guinzaglio invece di sognare”.
       


Nightguide. Gianluca Massaroni, in arte Massaroni Pianoforti, sei appena uscito con il nuovo singolo “50 Settimane”, edito per Cramps Records. Un brano con forti richiami ad un rock elettronico nostalgico un po' degli anni 90. Come nasce questo brano?

GM. I miei brani si ispirano sempre ad esperienze personali, perché non ho nessuna fantasia nello scrivere e non saprei parlare di cose che non conosco. Ho voluto parlare di quel tipo di relazioni che ti danno il tormento, che ti fanno sentire oppresso. Oggi giorno siamo sempre più abituati a stare da soli: lavoriamo, siamo sempre di fretta e abbiamo 3000 cose da portare avanti. Abbiamo sempre meno tempo libero da dedicare ai rapporti e, se in più, in  quel poco tempo che ci rimane diciamo all'altra persona che abbiamo bisogno di stare da soli, mi domando davvero a cosa serva stare insieme e, come dico nella canzone, tanto vale prendere un cane. Io amo molto gli animali e purtroppo non sono come un cane, che sa perdonare e sa aspettare, e quindi questo tipo di relazioni in cui l'altra persona non ha mai tempo per te mi fanno stare molto male. Da qui nasce “50 settimane”.

NG. Quindi tu parli da vittima delle relazioni di solitudine condivisa, non da carnefice.
GM. Ma guarda come in tutte le cose della vita capita di essere vittima e capita di essere carnefice. In questo caso sembrerebbe che io sia la vittima avendo parlato di una relazione in cui sono stato io ad aver subito la solitudine della coppia, ma ho cercato comunque di dare una visione oggettiva della situazione.

NG. In questo momento, dato quello che mi hai detto, credi ancora all'amore o ei più disilluso e deluso?
GM. Assolutamente no! Io sono un grande fan dell'Amore. Il mondo ha bisogno di Amore, ha bisogno di relazioni in cui la gente si lascia travolgere e trasportare dalle emozioni. Da vittima, come ti dicevo, io tifo per l'Amore e per quelle persone che ancora credono che nelle relazioni bisogna ascoltarsi, cercarsi, condividere e stare veramente insieme. Ho una visione un po' all'antica del rapporto amoroso.
Io non sopporto tutti quelli che dicono che la loro relazione funziona perché ci si vede poco. Ma perché stare insieme e tenere in ballo la vita di un altro individuo? Ci sono così tanti tipi di relazioni che prevedono il divertimento senza gli obblighi che non capisco che bisogno ci sia a fare finta di stare insieme seriamente.

NG. Casualmente proprio l'altro giorno leggevo un articolo di una rivista da uno di quei link che ti trovi sponsorizzati su Facebook, che parlava proprio di questo, ovvero che le persone non sono più un grado di vivere una relazione per davvero accettando tutti i sacrifici e gli intoppi che ci possono essere nella vita reale per costruire qualcosa di più, ma si usino le relazioni solo per avere contenuti da pubblicare sui social, con selfie di baci, selfie di cene, selfie di vacanze. Ma poi nella realtà non si condivide un cazzo.
GM. Si concordo! Io credo che gli esseri umani siano diventati molto fragili e insicuri. Non si riesce più a mettere in gioco le proprio vite e le proprie emozioni per paura di soffrire e di rompersi e da qui nasce la totale incapacità di affidarsi a qualcun altro. Ci si affida solo a se stessi e si conta solo sulle proprie convinzioni. In questo processo sicuramente giocano un ruolo importante i social che ci consentono di mostrare solo il nostro lato migliore e più forte in un continuo Edonismo, Egoismo, Egocentrismo.
A cosa serve avere una relazione in cui ti devi confrontare faccia a faccia e magari avere torto, quando hai migliaia di followers che dicono che li piace qualsiasi cosa fai, alla quale puoi dire la tua senza che nessuno dica la loro e magari se qualcuno ci prova, lo blocchi? Io credo che molti ne soffrano di questa situazione ma non lo diano a vedere.
Tutto questo ci ha abituato ad essere superficiali non solo nelle relazioni ma in generale nei confronti di qualsiasi cosa facciamo: ascoltare una canzone, leggere un libro o un articolo. Quante volte capita che la gente commenti un post come se fosse esperta basandosi solo sulla lettura del titolo senza nemmeno essersi presa la briga di aprire l'articolo e vedere cosa c'è dentro?
Viviamo in un mondo di fraintendimenti.

NG. Sono purtroppo perfettamente in linea con il tuo pensiero e la tua analisi della realtà. Voglio cercare di sdrammatizzare un po'. Il titolo, quindi, si riferisce alla durata delle tue relazioni?
GM. Nono il titolo è solo esemplificativo del periodo di un anno. Le mie relazioni durano molto di meno (ridiamo)!

NG. Questo brano, e l'album che ne verrà, sono editi dalla rinata Cramps Records, etichetta storica degli anni 70 rinata grazie all'intervento di Davide Dileo, alias Boosta dei Subsonica. Come è nata questa collaborazione?
GM. Allora io sono in giro da un bel po' di anni, circa una decina e quello a cui stiamo lavorando è il mio quarto album. Gli altri 3 sono sempre stati prodotti grazie ad autofinanziamenti e ai proventi di raccolte fonti che facevo tramite le piattaforme di crowdfunding. Proprio grazie al mio ultimo album che si intitola “Giù”, Davide mi contatto su instagram dicendo che gli piacevano alcune cose che avevo fatto in passato e dopo circa un anno e mezzo di contatti, messaggi e provini mi ha chiesto di entrare in Cramps e per il momento abbiamo prodotto questo primo singolo, sul quale Boosta mi ha anche dato una mano come co-autore rivedendo il ritornello che inizialmente era un po' diverso.

NG. Ecco spiegato il motivo di quel richiamo al rock elettronico che ti dicevo all'inizio. In effetti mi ricorda proprio alcune cose tipiche dei Subsonica. E te lo dico come complimento, perché io li adoro.
GM. E io ne sono contentissimo che finalmente qualcuno mi dica che sente delle contaminazioni di qualcosa di moderno e che piace anche a me dato che, di solito, vengo accusato di essere troppo stile “cantautore italiano anni 70”.

NG. In che senso?
GM. La gente me lo dice quasi a voler dire che la mia musica è datata, io invece penso che da quel tipo di cantautorato abbia preso soprattutto l'uso del linguaggio e della lingua italiana che io non trovo datati ma appropriati. Sicuramente sono cambiati i tempi e la musica di oggi, come la trap a simili, hanno dei testi che mirano ad essere compresi il più velocemente possibile senza troppi piani di lettura.
Invece le canzoni italiane di una volta avevano dei testi articolati e semplici al tempo stesso che ogni volta che riascoltavi riscoprivi in un nuovo significato e in una nuova chiave di lettura.
Però forse la rinascita di un'etichetta come la Cramps, che viene proprio da quel periodo musicale, può voler dire che ci potrebbe essere un cambio di rotta e un ritorno ad una musica che non ti racconti solo il quotidiano fine a se stesso, ma che ti dia anche degli spunti per riflettere.

NG. Credo comunque che ci sia una rinascita della musica di qualità sia tra chi la produce che tra chi l'ascolta.
GM. Si certo! Negli ultimi anni la musica italiana ha visto emergere dalla nicchia tanti artisti come Calcutta, nell'indie, o Salmo, nel rap, che hanno un bellissimo modo di scrivere, dicono cose interessanti senza fare i paraculo con il pubblico e sono tornati finalmente ad essere cantanti seguiti da un pubblico che li vuole ascoltare e non sono loro che seguono il pubblico per accontentarlo. Questo lascia molto ben sperare.

NG. Puoi anticiparci qualcosa, invece, dell'album?
GM. Posso dirti che uscirà in autunno, che sarà anticipato da un altro singolo e che, come tutti i miei precedenti lavori, sarà un concept album con un filo conduttore che legherà tutti gli argomenti delle 11 tracce che lo comporranno e questo filo rosso sarà l'adolescenza. Adesso vediamo come va “50 Settimane”!

NG. Ti posso dire che il brano mi è piaciuto molto e anche il video l'ho trovato molto curato nella scelta della fotografia e della direzione.
GM. Il video è stato girato da Claudia Palermiti e il direttore della fotografia è Michele Vairo che hanno lavorato benissimo a questo video e il merito va tutto a loro che hanno realizzato il tutto nell'arco di una giornata perché i tempi erano molto ristretti.

NG. Considerando che tu la Musica l'hai davvero vissuta in tutti i modi immaginabili, lavorando come accordatore e trasportatore di pianoforti per la ditta di famiglia (da cui il tuo nome artistico), cosa rappresenta la Musica per te in 3 parole?
GM. Musica è Vita. Non posso farne a meno e non potrei farne meno. Anche se ogni tanto devo prendermi dei periodi di distacco da lei, alla fine so già che ci ritorno e ci ritornerò sempre.

NG. E in questo tuo lunghissimo e articolato percorso nella musica, quali sono i 3 album che più ti hanno influenzato e che non potrebbero mancare mai nella tua collezione?
GM. Jeff Buckley - Grace; Claudio Baglioni - Oltre; e il terzo lo lascerei aperto perché non riuscirei a scegliere tra Battisti, Tenco, Gaetano e tantissimi altri. Ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa del mio modo di scrivere.

Intervista a cura di Luigi Rizzo
 
 

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